Michele Mariotti è stato nominato Direttore musicale del Teatro dell’Opera di Roma. L’incarico, della durata di quattro anni, sarà assunto dal direttore d’orchestra a partire dal 1° novembre 2022 e prevederà la direzione di almeno tre titoli d’opera per ogni stagione.
La nomina è il risultato di importanti collaborazioni tra Mariotti e il Lirico romano, come l’Idomeneo re di Creta di Mozart del novembre 2019, alcuni Concerti sinfonici, tra cui quello in occasione della riapertura del Teatro, fino alla rappresentazione in forma di concerto di Luisa Miller di Verdi nell’aprile scorso.
«Accolgo con gioia la direzione musicale dell’Opera di Roma, ma soprattutto con un forte senso di responsabilità – dichiara Mariotti – Vorrei un teatro sempre più specchio della nostra società attuale. Siamo tutti cambiati. Lo strano e drammatico periodo che abbiamo vissuto a causa della pandemia ha modificato profondamente sia le nostre abitudini di singoli, sia il nostro vivere insieme. Ci siamo abituati a sperimentare, a far musica nelle condizioni più impensabili, ad ascoltarci in modo diverso: vorrei che questa nuova apertura si riflettesse sulla nostra curiosità, e si trasformasse in desiderio di ricerca e in volontà di provare strade nuove. Per questo vorrei proporre repertori che riflettano questa visione e collaborare con registi pronti a declinarla teatralmente.
Oggi le cronache riportano violenze di ogni tipo, specie sui più deboli. Il fanatismo uccide chi non accetta un matrimonio combinato o una religione imposta, anche nel nostro Paese. Il teatro musicale racconta tutto questo da molto tempo. Vorrei quindi riflettere sul nostro presente attraverso titoli come Dialogues des Carmélites di Poulenc, dove il fanatismo non è religioso ma politico. O con storie di sopraffazione come Suor Angelica di Puccini, Il castello del Duca Barbablù di Bartók e Il prigioniero di Dallapiccola. Senza dimenticare che si può e si deve riflettere anche attraverso il divertimento e l’ironia, come ci suggeriscono l’Heure espagnole di Ravel o Gianni Schicchi di Puccini.
Vorrei aprire e aprirmi a un repertorio internazionale, perché i nostri teatri sono chiamati a svolgere una missione culturale importante, alla quale oggi non si può e non si deve rinunciare, ripiegando su ciò che è già noto e collaudato, o in ciò che garantisce un successo immediato.
Noi artisti siamo chiamati a una missione di servizio pubblico. Non vedo l’ora di iniziare a svolgerla in questo prestigioso teatro e in questa meravigliosa città».
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